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Papillomatosi

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Messaggio Da Massimo84 Mar Giu 09, 2009 4:00 pm

La papillomatosi orale del cane è una malattia infettiva sostenuta da un virus denominato canine oral papillomavirus (COPV).

Molte volte i proprietari di cani arrivano in ambulatorio allarmatissimi, perché sulle labbra o sulla lingua del loro cane hanno notato la presenza più o meno numerosa di piccoli nodulini, quasi sempre di colore bianco-grigiastro con delle piccolissime protuberanze che ricordano la forma di un piccolo cavolfiore.
Sono dei piccoli o grandi papillomi, in numero variabile, da uno a varie decine, causati da un virus, un Papillomavirus orale canino (COPV) appartenente alla famiglia Papovaviridae.
Questo tipo di papillomi, sono da considerare delle neoplasie benigne, mucocutanee, autolimitanti, nel senso che tendono a scomparire da sole nell’arco di cinque o sei mesi.
Solo raramente, si sono riscontrate involuzioni maligne di questi papillomi, trasformatisi in forme di carcinoma squamocellulare.
< br>Tre sono le possibili forme della papillomatosi: una orale che è la più frequente, una oculare ed una cutanea.
Sia le dimensioni che il numero dipendono dalla rapidità con la quale il proprietario dell’animale li nota e porta il cane dal medico veterinario per effettuare la diagnosi.
Si presentano con maggiore frequenza nei cani giovani che hanno meno di tre anni di età, ma è allo stesso modo frequente riscontrarli in pazienti di età avanzata specialmente se sono soliti giocare con cani giovani affetti da questa patologia. Questo perché l’infezione, essendo di natura virale, è contagiosa per gli altri cani, per contatto diretto tra i papillomi del cane ammalato e le mucose del cane sano, e le probabilità aumentano se le mucose di quest’ultimo presentano delle microabrasioni, delle piccole ferite, attraverso le quali il virus si può autoinoculare.
Il periodo di incubazione tra il contatto con il virus ed il manifestarsi della malattia è di circa 30 – 60 giorni, a volte questo priodo può esser più lungo o più corto a seconda della risposta immunitaria del paziente.
Proprio la variabilità individuale fa sì che in alcuni casi la malattia non regredisca da sola ed i papillomi, con il passare dei mesi, aumentino sia di numero che di volume. Se localizzati sulla lingua, inoltre - con l’aumento del numero e del volume - crescono le difficoltà ad alimentarsi.
Per questo motivo, si agisce chirurgicamente e con varie metodiche.
Se il papilloma è singolo, non di notevoli dimensioni e localizzato in una zona facilmente accesibile, si può effettuare un trattamento con delle applicazioni topiche, con pomate o gocce a base di sostanze che disgregano la cheratina facilitando la rimozione del papilloma o facilitando l’applicazione di alcune sostanze ad azione viricida.
Se i papillomi sono tanti, e superati i sei mesi dall’inizio della malattia, non si è avuto alcun miglioramento, possono essere utilizzati dei protocolli di chemioterapia sistemica, adoperando alcuni farmaci antineoplastici, come vincristina, ciclofosfamide, doxorubicina, da utilizzare, sotto stretto controllo del medico veterinario.
Questo tipo di terapia però necessita di molte attenzioni, precauzioni e soprattutto molto tempo da dedicare all’animale. Per questo è più risolutivo e veloce il trattamento chirurgico, utilizzando l’asportazione o la crioterapia, che consiste nell’applicare sul papilloma una piccola sonda che fa congelare le cellule con la quale viene a contatto. Il congelamento porta alla morte delle cellule che contengono il virus.
Queste metodiche sembra che stimolino il sistema immunitario dell’animale a rispondere e difendersi nei confronti del virus, producendo una sorta di autovaccino che proteggerà il soggetto da successive infezioni.

Massimo84

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